Vi diamo il benvenuto nella rubrica Warriors, lo spazio del blog ideato e curato da Graziana Gesualdo, dedicato alle donne guerriere, a chi affronta le proprie battaglie con coraggio e determinazione, oggi a tema social e attivismo LGBTQ+.

Oggi sono felice di intervistare Jessica Giorgia Senesi, ragazza trans bolognese di 24 anni, TikToker, streamer e attivista LGBTQ+ che utilizza i social per informare e sensibilizzare la sua community sulle tematiche legate alla transessualità.

Jessica Giorgia Senesi

Ciao Jessica! Grazie per aver deciso di condividere con noi una parte importante della tua vita. Raccontaci un po’ di te.

«Ciao Graziana, grazie mille per il tuo invito. Sono Jessica, una ragazza trans di 24 anni con una grande passione per i videogiochi, i film e le serie TV: una nerd a tutti gli effetti. Sono attivista LGBTQ+ e sui social racconto le tappe del mio percorso di transizione sin dal primo giorno: il coming out, le sedute psicologiche, il primo giorno di terapia, le sedute laser per la rimozione della barba, l’intervento di riassegnazione chirurgica del sesso fatto in Thailandia. Su TikTok mi piace creare contenuti leggeri e di intrattenimento a supporto della comunità LGBTQ+

 

Quali sono le battaglie più importanti che hai intrapreso?

«Le mie battaglie principali sono quelle in difesa della comunità LGBTQ+ di cui faccio parte. Il mio obiettivo più grande è quello di dare una rappresentazione migliore e più inclusiva delle persone trans, combattere per i loro diritti, cercare di fare in modo che nessunə si senta più discriminatə, in pericolo o in difetto per una situazione che non ha scelto

 

Come spiegheresti il significato della parola “transgender” a chi non ne ha mai sentito parlare?

«La parola “transgender” indica una persona che non si identifica con il genere che le è stato assegnato alla nascita. Io, ad esempio, non mi identifico con il genere maschile che mi è stato attribuito alla nascita, mi identifico con un altro genere, quello femminile.

L’esatto opposto di “transgender” è “cisgender”, ovvero una persona che si identifica con il genere che le è stato assegnato alla nascita.» 

 

Qual è stato il momento in cui hai capito di essere Jessica e com’è nata la scelta del tuo nome?

«Devo essere sincera, non c’è stato un vero e proprio giorno, un momento in particolare in cui ho capito di essere Jessica. È stato un percorso, un arrivare a capirlo perché ho sempre avuto una vocina nella testa che mi diceva che qualcosa non andava. Il periodo in cui ho capito di essere Jessica corrisponde più o meno alla mia adolescenza, una fase della mia vita in cui ho iniziato ad intravedere i primi cambiamenti.

Per quanto riguarda la scelta del nome, non ho avuto dubbi. Da piccola quando giocavo con i miei pupazzetti o dovevo creare il personaggio di un videogioco, la scelta del nome ricadeva sempre su Jessica, mi è sempre piaciuto molto. Quando ho iniziato ad appassionarmi alle serie TV, mi sono affezionata al personaggio di Jessica, protagonista della serie TV “New Girl”, una ragazza spumeggiante e molto sensibile in cui mi sono rivista alla perfezione. 

Giorgia, invece, è il nome che i miei genitori avrebbero dato ad una figlia femmina nel caso in cui ne avessero avuta una e, dal momento che Jessica a loro non è mai piaciuto, mi son detta: “Ok, Giorgia sarà il mio secondo nome!”» 

 

Quali difficoltà hai incontrato nel presentare Jessica alla tua famiglia e ai tuoi amici?

«Le difficoltà più grandi sono quelle che ho immaginato per anni nella mia testa perché, in realtà, dirlo ai miei amici è stato semplice come bere un bicchier d’acqua, sono stati sin da subito contenti per me, non mi hanno mai fatta sentire strana o diversa.

Con i miei genitori lo scoglio da superare è stato grande: dovevo spiegare loro cosa stessi vivendo e come lo stessi affrontando. Ho fatto tantissime ricerche cercando di capire come muovermi, quali operazioni dovessi fare e dove. Quando ho deciso di parlare con i miei, avevo in mente tutto per filo e per segno, sapevo che avrei dovuto rispondere a 800 miliardi di domande e mi son detta: “Se voglio che vivano questa situazione in maniera più serena, devo sapere bene cosa voglio e come intendo procedere.”» 

faro durante una tempesta - battaglia

 

Nei momenti di sconforto chi o che cosa è statǝ la tua ancora di salvezza?

«La mia migliore amica e il mio migliore amico sono state le persone più presenti durante tutto il periodo di “assestamento”. Mio fratello ha avuto un ruolo fondamentale, ha creduto in me e nelle mie battaglie sin dal primo giorno.

Parlando di cose piuttosto materiali, i videogiochi sono stati spesso la mia ancora di salvezza perché mi hanno dato la possibilità di staccare dalla realtà, sfogarmi, far defluire emozioni e pensieri negativi.» 

 

Alcune persone trans considerano il passato un periodo da dimenticare, un quaderno da strappare. Qual è il tuo rapporto con la persona che eri?

«Sono molto in pace con il mio passato, ho mostrato spesso foto del mio pre-transizione e ne parlo apertamente. La persona che sono stata ha contribuito a rendermi la donna che sono oggi e sono fiera di questo. Non considero il passato un mostro da sconfiggere, un qualcosa da allontanare o dimenticare, non mi piace nasconderlo, ne parlo in modo molto consapevole e felice, nonostante a quel periodo siano legati ricordi spiacevoli.» 

 

Ogni guerriera ha una o più “armi” vincenti. Quali sono le tue?

«Mi piace affrontare le difficoltà con sorriso e ironia, tendo a sdrammatizzare molto. Positività e ironia sono “armi” senza le quali mi sentirei persa.»

 

Su Instagram hai 40 mila follower, su TikTok 233 mila. Cosa significa avere la possibilità di utilizzare i social come cassa di risonanza per le tue battaglie? 

«Ritengo che i social, se usati nel modo giusto, siano un ottimo strumento per sensibilizzare, fare informazione e, perché no, sdrammatizzare. Ho un buon rapporto con i social, cerco di non abusarne, di usarli per informarmi e informare e per portare un po’ di serenità e allegria nelle vite di chi mi segue: un mix di informazione e spensieratezza, ecco.»

 

Ironia e autoironia sono il tuo cavallo di battaglia. Quali sono gli stereotipi legati alla transessualità che ti fanno più sorridere?

«Ce ne sono tanti, in realtà. Quelli che mi fanno sorridere sono quelli su cui scherzo di più sui social. Un esempio è legato al classico stereotipo della donna trans vista come un omone con la parrucca e il vocione. Poi penso a me e rido: sono una ragazza trans magrolina, con una voce sottile sottile e i capelli lunghi naturali e sottolineo “naturali” perché alcune persone sono convinte che io indossi una parrucca.

Un altro stereotipo che mi fa sorridere è quello della donna trans altissima con i piedi enormi calda a letto.» 

 

Se dovessi elencare 5 consigli per chi si trova nella tua stessa situazione, quali sarebbero?

«Il primo consiglio che sento di dare a chi sta cercando di fare coming out è informarsi, avere le idee chiare su cosa fare e parlarne con qualcuno. Essere preparati vi darà la possibilità di affrontare in maniera lucida e chiara dubbi e perplessità delle persone che vi sono accanto. Superare lo scoglio della famiglia molto probabilmente non sarà una passeggiata, ma non scoraggiatevi, se siete sicurə di ciò che siete e di ciò che volete, andate avanti per la vostra strada, non fatevi intimorire da niente e da nessuno!

Avere in mente un obiettivo da raggiungere in giornata, in più giorni, mesi o anni in modo da sapere sempre dove si vuole arrivare e, una volta arrivati a destinazione, cercare altri obiettivi, puntare sempre in alto. 

Guardare sempre il lato positivo delle cose che, attenzione, non significa fingere che il male, il brutto e il marcio non esistano. Vivere appieno le esperienze e le emozioni negative è molto importante, sarebbe sbagliato rinnegarle, ma bisogna sempre tornare a guardare il bello e il genuino di ogni cosa.

Circondarsi di persone che ci vogliono davvero bene e allontanare tutto ciò che è tossico, soprattutto se si deve intraprendere un percorso come il mio. La vita è dura e i momenti in cui ci sentiamo stanchi, tristi e scarichi possono bastare. Se ci circondiamo di persone che ci appesantiscono le giornate, è la fine.

L’ultimo consiglio, non per importanza, è prendere la vita con leggerezza, cercando di essere meno severə con noi stessə e con gli altri.» 

 

Grazie per la bella chiacchierata, Jessica, è stato un vero piacere conoscerti. Sono certa che la tua testimonianza sarà fondamentale per moltə di noi.

«Grazie a te, Graziana, e a WomenX Impact per avermi dato la possibilità di raccontarmi. Spero che la mia storia possa essere di aiuto per molte persone.»  

 

Graziana Gesualdo


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