Vi diamo il benvenuto nella rubrica Warriors, lo spazio del blog ideato e curato da Graziana Gesualdo, dedicato alle donne guerriere, a chi affronta le proprie battaglie con coraggio e determinazione.

Oggi sono felice di intervistare Sara Vannelli, romana, digital marketing specialist e autrice di racconti e spettacoli teatrali. Da sempre femminista e attivista per i diritti LGBTQ+, ha vissuto a lungo prima a Edimburgo e poi a Berlino. Dal 2020 si occupa di comunicazione politica e istituzionale presso la Camera dei Deputati.

sara vannelli foto

Ciao Sara! Grazie per aver deciso di condividere con noi un pezzetto di te e della tua vita. Raccontaci un po’ chi sei.

«Ciao Graziana, grazie a te e a voi dell’invito. Sono una Digital Marketing Specialist e autrice di racconti e spettacoli teatrali. Per dieci anni ho lavorato nel settore sociale occupandomi di volontariato e progettazione europea, poi ho deciso, data la mia sensibilità artistica, di tentare la strada del settore culturale. Ho lavorato nell’ambito teatrale e in quello dell’organizzazione di eventi e da circa un paio di anni invece mi occupo di comunicazione politica e istituzionale alla Camera dei Deputati.
Mi reputo una ragazza (e sottolineo “ragazza”) un po’ fuori dagli schemi, determinata, socievole, amante della creatività. Se dovessi scegliere un carattere distintivo sarebbe sicuramente quello della fenice che ho tatuato sul braccio perché, per rimanere nel tema di questa rubrica, sono “morta” e “risorta” decine di volte.
Concludo dicendo che sono nata l’anno in cui i Pink Floyd pubblicavano “The Wall”, la Sony metteva sul mercato il primo Walkman e dall’America arrivavano le mitiche Charlie’s Angels… quindi lascio a voi i calcoli!»

“Warriors” è la rubrica dedicata alle donne guerriere, a chi affronta le proprie battaglie personali e professionali con le unghie e con i denti. Quali sono state le tue?

«Facciamo intanto una premessa: noi donne cresciamo in un ambiente molto maschilista, in un Paese che fa molta fatica a raggiungere la parità di genere, quindi per noi donne la strada comincia già in salita. Oserei quindi dire che noi donne già nasciamo guerriere perché il modello della donna continua ad essere quello della mamma-casalinga. Poco spazio viene dato alla possibilità di affermarsi e di fare carriera. La strada è ancora lunga ma siamo nella giusta direzione. 

Premesso questo, ciò che ha reso più complessa la mia vita fin dall’inizio è stata sicuramente la separazione dei miei genitori e la scoperta del mio orientamento sessuale. Queste sono state le mie prime sfide che hanno lasciato in me sentimenti di isolamento e paura. Le mie grandi battaglie sono state quindi legate all’accettazione di se stessi, all’affermazione della propria unicità e alla voglia di scoprire il mondo.
Negli anni ‘90 poter amare una donna alla luce del sole era decisamente complicato: in un mondo così stereotipato, dove poco si parlava di inclusione e diversità, era davvero difficile vincere una simile battaglia. 

Ho sempre lottato per i diritti civili e lavorare alla Camera dei Deputati è per me un grande stimolo, mi permette di vivere dal di dentro l’iter di una legge, trovare gli strumenti migliori per avvicinare la politica alla società civile e organizzare eventi di informazione e sensibilizzazione.

A tal proposito trovo vergognoso l’affossamento del DDL Zan. Non è accettabile che nel 2022 si affossi una norma di civiltà, quale quella contro l’omotransfobia. 

L’emancipazione è stata per me una sfida molto importante: quando ero bambina avevo un grande amore per la lingua inglese così, finita la maturità, decisi di andare a vivere in Scozia (scelta molto azzardata, è un po’ come se un inglese venisse a studiare l’italiano a Napoli!). Scelsi una strada che era sicuramente più difficile rispetto a tanti ragazzi della mia età che andavano a Londra. 

Un’altra battaglia vinta è stata quella di pubblicare racconti in un Paese in cui si legge pochissimo. L’Italia è uno dei paesi in Europa dove si legge meno e le case editrici pubblicano raramente racconti. Troppo spesso la cultura segue logiche economiche vittime del mercato, c’è ancora poco spazio per i contenuti e per le forme artistiche meno profittevoli.

Infine, ho scelto di cambiare lavoro diverse volte, un’altra sfida dura da vincere. In un contesto italiano così precario e complesso, dove la disoccupazione è altissima e i contratti sono ridicoli: avere il coraggio di reinventarsi è davvero arduo. Muri in faccia ne ho presi tanti, ma sono di più quelli che ho buttato giù.»

Quali sono stati gli insegnamenti più grandi che hai tratto da queste esperienze?

«Innanzitutto credere in se stessi, perché se non si è convinti delle proprie capacità si finisce in un vicolo cieco. Poi è fondamentale circondarsi di persone positive (e aggiungerei sane! In un mondo così squilibrato non è affatto facile…). Per vincere delle sfide abbiamo bisogno di alleati perché da soli non si va da nessuna parte. 

Un altro insegnamento che ho tratto da queste esperienze è stato quello di ascoltare le proprie emozioni che sembra una banalità, ma non lo è affatto, perché troppo spesso sottovalutiamo l’importanza di conoscere i nostri limiti e i nostri punti di forza o capire ciò che ci fa stare bene e ciò che ci fa stare male. 

Infine non farsi schiacciare dal giudizio altrui perché è difficile vincere una battaglia se siamo condizionati da ciò che pensano gli altri. Ci sarà sempre qualcuno che non ci capirà o ci ostacolerà, pronto a dire: “Che cosa stai facendo? In quanto donna non dovresti fare questo!” Oppure: “A 40 anni ti metti a studiare?”
Ecco, ci sono una serie di pregiudizi che non dobbiamo ascoltare, dobbiamo ignorarli e andare dritti per la nostra strada.»

I momenti bui, le porte in faccia, le delusioni, i pregiudizi ci portano molto spesso a pensare: “Che senso ha continuare a correre e a lottare?” Cosa o chi ti ha spinto a non arrenderti?

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«Sicuramente il rispetto di me stessa, dei miei principi e dei miei valori. Se si crede in qualcosa e se si lotta per essa, non bisogna mai arrendersi. 

Un’altra cosa che mi ha spinto ad andare avanti è sicuramente l’ambizione e la curiosità che ho per la vita e la voglia di riscatto perché avendo avuto un’adolescenza così complicata, volevo andarmi a prendere tutto ciò che la vita non mi aveva ancora dato

Negli ultimi dieci anni hai pubblicato quattro libri di narrativa e scritto diverse opere teatrali. Che ruolo ha avuto la scrittura nella tua vita?

«La scrittura per me è come l’ossigeno: scrivere ci aiuta a tirar fuori il mondo che abbiamo dentro e le varie personalità che ci rappresentano, ci aiuta a dare un volto e un corpo alle emozioni ma soprattutto a prendere una posizione. Prendere una posizione è un aspetto importante della crescita perché non ci fa stare in balìa delle cose, ma scegliamo, di fronte ad ogni bivio, se andare da una parte o dall’altra.»

Se dovessi dare un consiglio alla te di 10 anni fa, quale sarebbe?

«Preferirei senz’altro dare un consiglio alla me di 20 anni fa! Le direi, Sara: 1) fregatene di ciò che pensano gli altri, 2) continua a fare sport e non smettere per nulla al mondo di suonare il piano, 3) butta quella sigaretta.»

Ogni guerriera ha una o più armi vincenti. Quali sono le tue?

«Innanzitutto diamo per scontato che, per vincere una battaglia, serva coraggio, il coraggio è un’arma imprescindibile. Riflettendoci penso che la mia arma principale sia la versatilità: negli anni sono stata capace di impegnarmi in tante attività diverse tra loro, mi sono esposta e  misurata in campi di interesse molto distanti gli uni dagli altri, adattandomi a situazioni estremamente varie e imprevedibili.

La versatilità è un’arma importantissima perché ci aiuta ad entrare in mondi nuovi. Io ho frequentato persone molto diverse tra loro, da sceicchi miliardari a senzatetto newyorkesi e mi trovo perfettamente a mio agio sia nei salotti borghesi che nelle slum africane. È un aspetto che amo moltissimo di me perché mi ha dato la possibilità di sviluppare tolleranza ed elasticità, che sono, a loro volta, delle armi formidabili

“Warriors” è condivisione, speranza, forza, una voce che sussurra: “Non sei sola!”. Se dovessi elencare 5 consigli per chi si trova nella tua stessa situazione, quali sarebbero? 

«Sicuramente il primo è non omologarsi. Sconsiglio vivamente di cercare di sembrare diversi da ciò che si è. Poi conoscere meglio se stessi. Dico sempre che la psicoterapia dovrebbe essere obbligatoria per legge! 

Tre: trovare un equilibrio tra vita privata e lavoro: ritagliarsi del tempo per se stessi, per le proprie esigenze e le proprie passioni. Io per esempio oltre a scrivere, amo camminare, ascoltare musica Jazz, fare Yoga. Inoltre credo fortemente nella disconnessione da smartphone e da social.

Vivere il presente è un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione. Siamo attanagliati da situazioni passate e paure per il futuro e quindi non viviamo il presente. Ma la felicità si trova nelle piccole cose: nel biscotto che inzuppi nel caffè la mattina, nel raggio di sole che buca il vetro, in quel fiore che sboccia di notte, nel miagolio del tuo gatto.

Grazie per la tua bellissima testimonianza e il tuo prezioso contributo, Sara. Sono certa che il tuo raccontarti sarà di ispirazione per molte di noi.

«Grazie a te, Graziana, e a WomenX Impact per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Spero che la mia esperienza possa essere di ispirazione per tante donne.»

Graziana Gesualdo

 

 

 


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