Questo articolo fa parte di Pillole di psicologia positiva, una rubrica a cura di Costanza Gallina, Formatrice di Soft Skills e Coach del Potenziale, per diffondere idee e strategie per promuovere il benessere personale e la felicità.

Questa rubrica nasce con l’obiettivo di concentrarsi non su ciò che non è funzionale nelle nostre vite, ma al contrario sui punti di forza che tutti noi abbiamo e che ci permettono di costruire quella che viene definita “spirale virtuosa”, cioè spirale del benessere, andando a rompere la “spirale viziosa” che non ci permette di spiccare il volo con tutto il nostro potenziale.

In questa rubrica, ogni settimana porterò in luce una tematica, fornendoti uno spunto di riflessione, un obiettivo a cui tendere per sette giorni prima di incontrarci nuovamente qui per fare un altro passo insieme verso la felicità.

Che cos’è la psicologia positiva?

Era il 1998 quando il presidente dell’American Psychological Association Martin Seligman propose in un discorso di recuperare le origini della psicologia.

Chiese di orientare gli sforzi degli psicologi non solo alla cura delle patologie mentali, ma al rendere la vita più produttiva e appagante.

Come? Potenziando le risorse delle persone e aiutandole a crescere.

Con l’avvento del movimento della psicologia positiva si è soliti affermare che la storia della psicologia si è arricchita di una nuova dimensione, dapprima fortemente trascurata.

La psicologia positiva si basa sulla prevenzione e anche sulla convinzione che sia preferibile rinforzare le qualità che le persone possiedono, piuttosto che intervenire per riparare danni e colmare carenze affettive e cognitive.

Uno dei più grandi meriti di Seligman è stato quello di aver spinto sul versante dell’applicabilità delle sue scoperte, dato che in ogni scienza esistono due aspetti: la parte “teorica” e la sua “parte applicata”.

Seligman ha cercato di avvicinare questi due aspetti essenziali della ricerca andando verso il versante della “applicabilità” delle sue scoperte.

Ecco perché il mio obiettivo sarà quello di fornirti strategie pratiche, applicabili, grazie alle quali potrai esercitarti nella quotidianità per iniziare il tuo processo di cambiamento.

Puoi essere felice?

Concentriamoci ora sul significato di felicità: la felicità può essere considerata come il provare ciò che esiste di bello nella vita. Non è un’emozione oggettiva, né è casuale come un evento del destino, ma è una capacità individuale da scoprire.

“Non è vero che la felicità è avere una vita senza problemi”, scriveva il noto sociologo Zygmunt Bauman, e io sono d’accordo con lui.

La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà: bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a gestire le sfide poste dal fato.

La scienza della felicità non è la scienza del “ridi sempre, i problemi non esistono”. La psicologia positiva ha alle spalle anni di studi e ricerche svolte soprattutto nel Regno Unito, negli USA, in Spagna. Da qualche tempo, la psicologia positiva sta iniziando a diffondersi anche in Italia: uno degli obiettivi di questa rubrica è proprio far entrare questo sapere nella tua quotidianità, partendo da una semplice consapevolezza: le persone felici hanno performance migliori e più durature nel tempo.

Ma come alimentare la propria felicità?
1. Attraverso azioni di generosità;
2. Allenando la gratitudine;
3. Condividendo nuove esperienze con le persone che amiamo;
4. Allenando il perdono.

Ciò su cui devi iniziare a riflettere è che tu non sei uno spettatore della tua vita ma bensì una persona capace di affrontare ogni evento con una “carica emotiva” capace di “trasformare” la tua percezione della realtà.

La tua interpretazione degli eventi influenza il tuo vissuto e più ti concentri sulle emozioni positive, più otterrai vantaggi.

Per questo, per me la risposta è sì, tu puoi essere felice.


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